mercoledì 4 aprile 2012

Five Roses 68° Anniversario: Le cinque rose del Salento chiamano la Primavera

Ancora immerso nei profumi dell'orgia enoica di settimana scorsa al Vinitaly di Verona, questa sera riprendo le mie meditazioni filosofiche serali ancora davanti ad un bicchiere di vino pugliese, giusto per restare negli ideali dintorni di quella calda e generosa terra.

In genere acquisto i miei vini direttamente in cantina (quando non me li regalano), ma a volte capita di fare qualche eccezione, soprattutto quando la distanza diventa impegnativa come in questo caso.
Visto che il colore rosso dominava tra le mie "riserve" ho pensato bene di acquistare un paio di bianchi del Nord e un classico e sempre importante Five Roses di Leone De Castris, uno dei vini rosè più famosi dello stivale (da uve Negroamaro e Malvasia Nera).

Colore splendido, un intenso rosa cerasuolo limpido e pulito preannunciano un assaggio quando meno rinfrescante.
Vino giovane e vivace già dalle prime note, anche se non svela subito le sue potenzialità.
Lo si gira un pò languidamente nel bicchiere, e gli si lascia il tempo di dialogare meglio con il vetro che lo contiene...

Fragoline di bosco, ribes rossi e note di rosa sono i profumi più intensi, che viaggiano all'unisono con sensazioni più minerali in sottofondo.
In bocca è grasso, avvolgente, di gran corpo per un rosato. Spalla acida molto netta, che dona grande freschezza ma forse anche un leggero squilibrio che passerà penso con i mesi.
Finale gradevole ma forse troppo amaragnolo, che rimane a lungo nel palato.

Vino tecnicamente indiscutibile anche se forse ancora "troppo" giovane nonostante sia un rosato. Non riesce al momento ad emozionarmi più di tanto, complice un ricordo ben più romantico di un Five Roses bevuto in una delle tante serate Onav..mi era sembrato ai tempi strepitoso e superiore, ma non ricordo l'annata.

Da abbinare, come consigliato dallo stesso produttore, con risotti, piatti a base di pesce e carni bianchi. Da provare anche con il sushi o durante un aperitivo.

8,90€ all'Esselunga.

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martedì 3 aprile 2012

Una serata con Groupon: un vero "deal" al Pepenero di Viale Umbria

Diciamolo subito. Questa volta è andata bene, ha funzionato tutto a dovere.
Il merito credo sia dei gestori del locale presente in questo deal: il Ristorante Pepenero di Viale Umbria,11 a Milano.
Cortesi al telefono, disponibili alla prenotazione telefonica, trasparenti nella gestione dei rapporti con il cliente.
Tra l'altro l'offerta in questo caso era veramente interessante. 29€ in due per due bruschette con pomodoro, due Costate di Scottona con patate, focaccia fatta al momento, mezza naturale, una bottiglia di Tempranillo, dolce, caffè e digestivo. Chapeau.

Nessuna sola dagli amici di Groupon questa volta, dopo il ristorante fantasma Arome (caduto in disgrazia, anni fa era valido), e le "complicazioni"varie di Pasta Eat e Mister Angus.

Cena soddisfacente e piacevole. Il locale è molto caldo, piccolo e accogliente. Tavolini di legno scuro, arrendamento con colori vivaci e rifiniture che danno un tocco sudamericano al posto.
Ottima sia la bruschetta al pomodoro che la focaccia fatta in casa con forno a legna. Credo che la pizza possa essere un'ottima motivazione per ritornare in questo ristorante. La pasta è ottima, morbida e gustosa, e le pizze portate ai tavoli adiacenti avevano un ottimo aspetto.
La nostra bistecca era sicuramente di buona qualità nella materia prima, carne fresca e tenera.
Forse un pò troppo semplice il modo in cui è stata preparata, senza aromi o spezie ad esaltarne il sapore, ma è un peccato trascurabile.

Buoni anche i dolci (un bel cannolo siciliano e un tiramisu), discreto il vino di accompagnamento ma sicuramente gradito nel pacchetto offerta della serata (spesso non presente nei deal di altri locali).

Un plauso dunque al giovane gestore del Pepenero per l'organizzazione e per il servizio dato al cliente.
Tornerò sicuramente per la pizza e magari proverò a curiosare un pò nel menu in cerca di qualche piatto stuzzicante.
Locale da considerare anche per pranzi di lavoro e come lounge bar per aperitivi o dopo cena. Interessante il sito web per conoscere i prodotti e le materie prime utilizzate per il menu.

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martedì 27 marzo 2012

Una giornata al Vinitaly assaggiando i vini della Puglia

Eccomi qui a cercare di raccogliere le idee dopo i "fumi enoici" di un'intensa giornata spesa al Vinitaly, celebre fiera del Vino di scena a Verona ogni anno in questo periodo.

Non riesco a dare una reale valutazione di insieme, in quanto ho partecipato (insieme a due amici) ad una sola giornata applicando lo schema usato ogni anno, che prevede la visita ad una regione (massimo due) o in alternativa l'assaggio di vini basati su 2/3 vitigni, approccio che credo sia utile per degustare in modo razionale e per evitare di assaggiare troppi campioni con caratteristiche diverse che confondono le idee lasciando ricordi più sfumati.
I produttori con cui abbiamo scambiato pareri erano in generale soddisfatti, anche perchè forse lo spostamento dei giorni (niente sabato quest'anno) ha "filtrato" maggiormente gli accessi, lasciando più spazio alle persone realmente interessate all'evento.

Come tutte le fiere la presenza delle hostess è stata piuttosto "importante" con impatti positivi e negativi allo stesso tempo. Se da una parte un comune mortale ha la possibilità di rifarsi gli occhi, scambiare due battute, raccogliere numeri di telefono con la scusa del blog (magari!), dall'altra a volte capita di doversi raffrontare direttamente con loro per commentare o richiedere più informazioni sui vini che si assaggiano man mano...e spesso sguardi perplessi e sorrisi imbarazzati sono la risposta standard ai nostri incauti quesiti.

Tornando al Vino, la scelta prima menzionata è caduta sulla regione Puglia, Padiglione 10 per la maggior parte dei produttori con qualche azienda collocata nel padiglione 7.
La visita al primo, durata diverse ore, dopo un inquietante inizio condito dalla presenza di Nicki Vendola con fotografi e guardiaspalle a corredo, si è svolta in grande tranquillità e calma. Non troppa gente, degustazioni fatte bene, quasi sempre grande cordialità e professionalità da parte dei produttori, e vini assaggiati spesso molto interessanti.Sicuramente molto più confusione al padiglione 10, abbastanza eterogeneo dal punto di vista geografico, con la presenza di diverse grandi cantine, elemento che probabilmente ha catalizzato maggiormente l'attenzione del pubblico.

Condivido ora una rapida carrellata delle mie impressioni sui vini assaggiati, evidenziando in particolare quelli che mi hanno colpito di più.
Inizio discreto da
Cantele, un grande Primitivo (ES) da Gianfranco Fino, alcuni vini bio di buon livello di Polvanera, degustazione discreta ma senza troppa passione da Torrevento (Vigna Pedale,Kebir), il sempre importante Selvarossa della Cantina due Palme, in particolare la versione 2003, profondo e complesso. Oggi tra l'altro, abbiamo assaggiato in anteprima un rosè molto interessante da uve Primitivo che uscirà a breve sul mercato.
La cantina a sorpresa è stata Duca Carlo Guarini, che non conoscevo. Ottima per taralli, olio e conserve, anche sui vini ha mostrato alcuni spunti di notevole qualità. Oltre dei Negroamaro di pronta beva ma franchi e puliti, abbiamo assaggiato un eccellente vino da dessert: il Rarum fatto con uve Negroamaro e Malvasia nera.
Ottimi i vini di Tormaresca, il già recensito Masseria Maime, ma anche il Primitivo Torcicoda (che tannino!) e il Bocca di Lupo (Aglianico), entrambi da riassaggiare. Eccellente il Kaloro, vino dal nome arabo ispirato ai moscati siciliani, dotato di gran bouquet e personalità.
Straordinaria cordialità e degustazione da Rasciatano. Molto interessanti i suoi vini, prodotti principalmente con uve autoctone Nero di Troia. In particolare 2008 e 2010 mi sono rimaste impresse. Strepitoso il loro olio e i taralli che avevano per accompagnare la degustazione.
Niente di entusiasmante da Conti Zecca, dove il loro vino di punta (Nero) è ancora un pò indietro, mentre ho apprezzato il Salice Salentino Aiace e il Negroamaro in purezza Artas di Castello Monaci.
Per finire un ottimo Primitivo di Manduria (Gioia del Colle) del piccolo produttore Chiaromonte, diversi vini interessanti da De Castris (il solito Five Roses, il sauvignon Case Alte, il moscato Pierale ecc), il Vigna Flaminio e il sempre notevole Graticciaia (anche se forse inferiore a qualche anno fa) di Agricole Vallone.

Esperienza come sempre interessante da tutti i punti di vista, da quello didattico, a quello più sociale e goliardico.
Quest'anno è stato divertente anche "vantare" la presenza di un Wine Blogger all'interno del terzetto..in effetti a qualcosa è servito:)

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domenica 25 marzo 2012

Un'idea per il ponte di Pasqua: Laigueglia e la Baia del Sole

Le vacanze di Pasqua sono alle porte, anche se parlare di vacanza in questo caso forse è eccessivo.
Di base al classico weekend si aggiunge solo un giorno, ma potrebbe essere comunque una buona occasione per tirare il fiato, e staccare la spina un pò più a lungo a seconda delle disponibilità di ognuno.

Se avete voglia di "rompere la routine" per qualche giorno, allontanarvi "impunemente" dalla quotidianità, vi consiglio di prendere in considerazione
Laigueglia in Liguria, per cominciare a respirare aria di mare con qualche mese di anticipo.

Laigueglia è un borgo medioevale di notevole fascino, affacciato sulla ridente e ampia Baia del Sole in un microclima eccellente, temperato e mite.
Meta ideale per famiglie con bambini, che hanno la possibilità di godere i piaceri di una località a misura d’uomo, interessante dal punto di vista storico ed eno-gastronomico e particolarmente accessibile in questa stagione, senza gli eccessi e i limiti di spazio tipici del periodo estivo,

La spiaggia, tutto sommato abbastanza ampia, ancora libera di ombrelloni e lettini, si presta bene a lunghe passeggiate a piedi, a giochi in libertà tra sabbia e primi passaggi in acqua, e chiaramente alle prime tintarelle dell'anno comodamente straiati sul proprio telo.
Non mancano gonfiabili, scivoli e altre attrazioni per bambini, focacce e pizze tradizionali per gustose colazioni e pranzetti in spiaggia, o sugli scogli davanti al mare.

Laigueglia ed Alassio sono congiunte da una lunga strada pedonale interamente percorribile a piedi o in bicicletta, ma il tratto più affascinante è quello che dal centro storico del borgo, staccandosi dalla via centrale dove passano le auto, costeggia la spiaggia per circa mezzo chilometro con il mare a pochi passi…fatta al crepuscolo, se il tempo è buono, regala delle sensazioni di benessere e pace incredibili.

Se vi fermate qualche giorno, dovete assolutamente passare Da Federico”, intimo e ottimo ristorante di pesce, che offre oltre ai classici piatti di mare della cucina locale, alcune alternative "esotiche" stuzzicanti e ricette liguri rivisitate in modo originale. Rapporto qualità prezzo interessante, e possibilità di cenare fuori al fresco nella minuscola e deliziosa veranda.

Siamo stati a Laigueglia già due volte, in entrambi i casi abbiamo pernottato al Residence Laigueglia, simpatica pasticceria che offre anche dei mini appartamenti molto confortevoli e adatti per un soggiorno di qualche notte. Provate i baci di Laigueglia mi raccomando!
Un buon punto di partenza per un week end lungo...di successo!

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sabato 24 marzo 2012

Assaggiamo il Pinot Bianco 2010 della Cantina Sociale di Termeno

Se si è alla ricerca di vini bianchi di livello, difficilmente l'Alto Adige tradisce.
Ce ne sono tantissimi, con la qualità come denominatore comune, sia nei bianchi più ambiziosi, complessi ed importanti, sia nei cosi detti "vini base" che molto spesso stupiscono ancora di più e si fanno apprezzare in numerose occasioni.

Ieri sera ho stappato una delle ultime bottiglie a disposizione, presa in una delle varie scorribande in territorio sud-tirolese, un Pinot Bianco 2010 della cantina sociale di Termeno, fantastico "laboratorio" di grandi bianchi, molto nota per la produzione di Gewurtztraminer sia nella versione secca che in quella dolce.

Il vino si presente bene, con il classico giallo paglierino scarico con qualche leggera venatura dorata.
La gamma di profumi che si affacciano al primo approccio sono il miglior biglietto da visita possibile. Si capisce subito di avere a che fare con un vino fine, profumato e ampio, di qualità.
Fiori bianchi, note di camomilla, te verde e una gran mineralità colpiscono subito con franchezza e semplicità. Un vino piacevole, perfetto nel suo equilibrio pur non avendo ambizioni eccessive.
Note di mela gialla (qualcuno direbbe golden) completano l'ottimo profilo olfattivo.
Buon corpo, grasso e rotondo in bocca, grande acidità che lo rende estremamente fresco gratificante nella beva.

Un bel prodotto e non mi stupisce. In Alto Adige ho bevuto diversi vini bianchi ottimi, senza spendere cifre importanti. La cantina sociale di Termeno, la cantina di Terlano, Colterenzio, Novacella, Falkenstein sono solo alcuni dei nomi che producono vini da menzionare, e potrei andare avanti ancora..

Ottimo rapporto qualità prezzo (sui 7€ in cantina se non erro), vino versatile ideale per aperitivo, da abbinare con antipasti di pesce o verdure, carni bianche, pesce in generale (non grasso), formaggi morbidi.

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venerdì 23 marzo 2012

Groupon colpisce ancora: Cena argentina da Mister Angus "saltata" per overbooking

Ci risiamo. Con Groupon ed il suo parco clienti non si finisce mai di discutere e di ricevere risposte al limite della decenza.
Ogni deal è una scommessa, una storia a se, una piccola sfida a mantenere la pazienza oltre ogni limite.
Stasera ho telefonato al noto ristorante argentino Mister Angus, in zona corso Corso Vercelli a Milano.
Splendido locale e cucina di buon livello. Già due volte, se non erro, cliente di Groupon.

Il coupon mi sta per scadere, ho telefonato per prenotare per una sera "qualsiasi" di settimana prossima..quindi senza troppe pretese nonostante abbia già pagato 39€ in anticipo con carta di credito.
Il ristoratore, piuttosto seccato, prima mi ha evidenziato come "ci stiamo svegliando tutti all'ultimo momento", poi ha millantato di aver richiesto e ottenuto da Groupon una dilazione extra di 10 giorni sul periodo di scadenza del coupon, evidenziando come questa fosse una fantastica iniziativa del ristorante per andare incontro ai suoi amati clienti...peccato che abbiamo già pagato..ma pazienza.

Poi, ciliegina sulla torta, mi propone come uniche date disponibili da qui al 10 di aprile, pranzi a parte, il 6 ed il 7, che guarda caso coincidono con il week end di Pasqua..del resto mi ha sottolineato che loro sono aperti anche a Pasqua..come a rimproverarmi del fatto che io invece, tempo permettendo mi recherò al mare...

Non c'erano altre possibilità, e ovviamente, per la seconda volta, mi vedrò costretto a chiedere il rimborso del coupon ai cari amici di Groupon...e c'è mancato poco, dopo le simpatiche telefonate con il proprietario di Pasta Eat che ci si mandasse a quel paese anche questa sera...

Caro Mister Angus, Groupon ha le sue colpe, che sono tante e le conosciamo bene. Ma a te essere più cortese e disponibile sarebbe costato tanto? Mantenere il controllo sul numero di deal venduti era cosi difficile?
Forse questa sera qualche cliente lo hai perso...e voi gente che dite?

Come vi è andata con Pasta Eat e Mister Angus?

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giovedì 22 marzo 2012

L'Angolo del Disco: Reckless, quando Bryan Adams era un Rocker..spericolato

Reckless. Ovvero spericolato, avventato, temerario.
Questo era Bryan Adams nel lontano 1984. Il Bryan Adams d' annata. Quando era ancora un grande rocker, un vero rocker. Genuino, ruspante ed efficace nel proporre un sound dalla scorza dura, basato sulla forza e l'essenza di un rock senza fronzoli, per nulla ricercato, ma perfetto per colpire al cuore gli ascoltatori trasportandoli in un viaggio di quasi 40 minuti di grande musica.

Un disco tosto, graffiante, composto da dieci pezzi tesi e tirati, per la maggior parte diventati hits di grande successo fino a trasportare il disco nell'Olimpo del Rock Radiofonico Americano anni 80 (lui è canadese), con 14 milioni circa di copie vendute in tutto il mondo.

Voce ferrosa, giacchetta di pelle nera, stivali da truzzo, capelli biondi ribelli e faccia segnata sono le coordinate del personaggio, che ha avuto l'onere di fare da colonna sonora alle mie vacanze estive nel 1991, quando al mare, perso tra le mie fantasie di adolescente tra le nuvole, tra un bagno e una partita a tennis, rimasi avvolto senza scampo tra le onde impetuose di questo disco.

L'album parte bene con la romantica e grintosa One Night Love Affairs, e arriva rapidamente ad un trio di canzoni killers: la celebre Run To You, Heaven, uno dei suoi pochi lenti davvero memorabili e Somebody, altro gran pezzo da stadio.
Il lato B si apre con il suo più grande successo, un capolavoro basato su due accordi che persino io riuscivo a suonare con la chitarra..Summer of 69, una inno generazionale, una canzone che parla di sogni di gioventù e della magia che solo l'estate può regalare con le sue illusioni e le sue dolci passioni.
Ma non è finita, ancora due pezzi duri e crudi: Kids wanna rock, la canzone più incazzata che parla di evasione e del potere liturgico della musica rock e la bella It's only Love con Tina Turner, riff accattivante e duetto tra due grandi voci del momento.

Anche dal vivo il ragazzo ci sapeva fare, lo vidi a Milano per ben quattro volte, e pur con tutti i limiti della sua musica, riusciva a regalare anche più di due ore di coinvolgimento e divertimento assoluti con una band impreziosita dagli assoli mirabolanti del chitarrista Keith Scott.

Peccato che dopo il successo planetario da record di Everything I do, I do it for you (proprio dell'autunno 91) Bryan ha dismesso progressivamente i panni del rocker duro e puro per dare un taglio più cantautoriale alle sue canzoni (nella sue intenzioni) ma decisamente lontano dai massimi creativi della sua ispirazione.

Ma ora godiamoci almeno una perla di questo disco, dedicata ai tanti detrattori dell'artista.
E al di là dei gusti, se si legge il suo profilo su Wikipedia si rimane impalliditi...


lunedì 19 marzo 2012

Una domenica a San Colombano: gita "fuori porta" tra castelli e vigneti

A volte la domenica mi piace fare "il milanese", mi piace fuggire dalla città e aderire al motto della "gita fuori porta".

In realtà chi è ormai abituato a leggere le recensioni di questo polveroso blog, avrà capito che pur essendone "schiavo" amo in generale scappare dalla città tutte le volte che posso, in direzione di posti dove le bellezze della natura, i colori delle stagioni, gli spazi aperti e l'aria che si respira sono per me più seducenti rispetto al "sano" smog della metropoli che mi tiene compagnia durante tutti i giorni della settimana.
Ma spesso gli schemi, i doveri e gli obblighi del "quotidiano", pur indossando maschere e costumi diversi, si affacciano alla finestra del week end, riducendone a volte lo spazio di manovra e la possibilità di scelta...ieri non è stato cosi.

Destinazione San Colombano al Lambro, una piccola e gradevole località di poco più di 7000 abitanti posizionata a 40 km circa dalla metropoli, ai piedi dell'unica collina della provincia di Milano (misteri della Geografia e della Storia), dove tra l'altro si produce anche vino di discreta qualità, l'unica alternativa a stretto giro insieme all'Oltrepò Pavese, sicuramente molto più ampio e rinomato.

Scampagnata in famiglia dunque, una quarantina di minuti scarsi di piacevoli strade statali, ed eccoci giunti all'entrata del paese. Si può parcheggiare anche in centro ma noi optiamo per fare due passi a piedi.
Si entra dal "
Portone", Arco che rappresenta la vera porta di accesso al borgo, e si percorre un tratto di strada antica di pietre e sassi tondi (ignoro il termine tecnico) che porta dritta fino allo splendido castello medioevale prima distrutto e poi ricostruito dal Barbarossa, molto ampio al suo interno, con un bel giardino dove un sentiero sale dolcemente sulla collina circondato dalle vecchie mura di cinta, e un bel ristorante si affaccia all'aperto sulla piazzetta principale.

Si respira un'atmosfera rilassata, si sale seguendo il sentiero ammirando la perfezione e il fascino antico delle mura, in contemplazione di questo silenzio naturale, che ti porta a fantasticare sulla vita di un tempo, con le immagini dei film in costume che siamo abituati a vedere in TV che ti passano davanti agli occhi e nella mente...mercatini medioevali, gente ad ogni angolo, ricchi commercianti ben vestiti, damigelle eleganti con mille sottane, cavalli al trotto, guardie pompose, aria di festa e intrighi negli angoli bui di questa piccola cittadella...riapro gli occhi e seguo mia figlia che punta un gattino che si pulisce tranquillo..anche lui forse pensa ai suoi antenati.

Si sale e si può ammirare il paese dall'alto, che ben figura, grazie alla sua struttura ordinata, ai suoi tetti ben mantenuti e alla presenza di qualche chiesa che arricchisce la visuale (
chiesa parrocchiale in piazza, oratorio San Rocco lungo la via ecc).
La passeggiata continua sulla piccola altura fino a scendere su un ampio parco giochi proprio sotto le colline verdi ricoperte da numerosi vigneti, alberi di vario genere e qualche ambizioso spaventapasseri ben piantato per terra. Tappa intermedia ideale per far giocare i bambini in mezzo al verde e nel massimo della tranquillità. Siamo soli, gli unici...fantastico.

Non poteva certo mancare un buon pranzo a coronare l'iddilio domenicale.
Trattoria Il Giardino proprio sulla via principale che porta al castello.
Il locale è rustico e accogliente. Una vera trattoria di una volta, gestita da una famiglia un pò insolita ma molto cordiale e ospitale.
Raspadura come antipasto, bis di primi con ravioli alle mandorle e ravioli con formaggio e porri, guancia al vino rosso (strepitosa!), arrosto al limone e capocollo con prugne e cipolle. Il tutto accompagnato da una buona bottiglia Banino Vigna la Merla 2005 di Antonio Panigada, un produttore di valore della zona. Il conto è commovente, 73€ in tutto compreso il gelato per la piccola ed un caffè! Cose che a Milano è difficile vedere...

Si torna a casa..

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sabato 17 marzo 2012

Ristampe di Zagor in edicola con l'Espresso e la Repubblica: L'urlo di Zagor echeggia immortale

Immaginate una foresta verde ai confini della realtà ma verosimile nel mid-east americano.
Un microcosmo perfetto per il proprio immaginario, dove la fantasia spazia in lungo e in largo e può attingere a piene mani dalla storia, dal giallo, dal cinema e dai grandi romanzi di ogni tempo.

Immaginate un eroe, un paladino della giustizia, umano e imperfetto, forte e coraggioso, estremo difensore dei deboli e delle cause impossibili.

Immaginate di voler tuffarvi in questo mondo, di lasciarvi andare sulle ali della fantasie vivendo l'Avventura con la A maiuscola, di volare da un albero ad un altro, di tuffarvi in lotte furibonde con malviventi, indiani o soldati, di risolvere enigmi impossibili o di avere a che fare con misteri allucinanti e orrori indicibili: vampiri, uomini lupo, scienziati pazzi e mostri di ogni genere!

E tutto questo magari sdraiati comodamente sul proprio letto, come ai vecchi tempi, rigorosamente in tuta da casa, con la lampadina accesa a fare luce sulle pagine profumate di ricordi senza età che esalano immortali dalle pagine di carta in bianco e nero.

Tutto questo si chiama Zagor, un mito vero.
Uno dei fumetti più longevi e vitali della storia del fumetto italiano.
Ha compiuto 50 anni di pubblicazione in edicola lo scorso anno, e continua senza perdere un colpo ad uscire ogni mese nella serie regolare e in altre occasioni speciali durante il corso dell'anno.

Dopo i tanti eventi organizzati durante il 2011 e oltre per celebrare questo importante traguardo, dal 16 febbraio La Repubblica e l'Espresso ogni settimana distribuiscono in abbinata a soli 6,90€ una ristampa a colori dei numeri originali con l'aggiunta di alcuni articoli introduttivi a completare il volume. Potete trovare tutti i dettagli sull'opera qui.

Da vecchio cuore Zagoriano, lettore ormai da quasi 30 anni di questo fumetto, non potevo certo mancare di scrivere due righe sull'evento, seppur in ritardo, e di provare a "indurre in tentazione" qualche vecchio lettore nostalgico che passa da queste parti, che magari degustando un buon bicchiere di rosso vorrebbe riassaporare un viaggio nel tempo immergendosi nelle "romantiche e selvagge" avventure del passato che rivivono ancora oggi nella nostra mente e...nelle nostre mani.


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venerdì 16 marzo 2012

Una serata con Groupon: Cena da Pasta Eat in viale Premuda

Dopo mille peripezie e qualche discussione filosofica sono finalmente riuscito a consumare la mia seconda cena con Groupon, sfruttando il deal acquistato sul sito, relativo ad una cena a base di carboidrati al ristorante Pasta Eat di Via Premuda 44, aperto lo scorso anno.

Sul servizio Groupon ho già scritto nel bene e nel male in passato. Anche con Pasta Eat non sono mancati i problemi, secondo il ristoratore tutti a carico del sito americano, anche se onestamente lui stesso secondo me non ha brillato nè in capacità di gestire l'accordo nè in flessibilità nel gestire il cliente.
Per questa serata, la prenotazione era possibile farla solo attraverso il sito MyTable, uno dei siti web più lenti sulla faccia della terra. Ho telefonato più volte al ristorante (per altro stranamente assente il telefono sul loro sito ufficiale) ma il titolare non ha voluto sentire ragioni. Non ha accettato la prenotazione via telefono..e non mi pare che questo dettaglio fosse presente nell'offerta pubblicata mesi fa.
E cosi, tre settimane fa, armato di pazienza, sono riuscito a bloccare un tavolino per la serata di ieri...

Finalmente giunti in questo simposio di enogastronomia di inarrivabile livello, tra facce sospettose e circospette manco fossimo dei "clienti diversi", siamo stati fatti accomodare ad un tavolino vicino alla "musica" (suonava pure un duetto jazz ieri sera) senza troppo entusiasmo.

Il locale è carino, me lo aspettavo più rustico, invece strizza l'occhio alla Milano bene, un pò "fighetto" con tavolini di legno, cucina a vista, colori tiepidi alle pareti, canne fumarie a dominare il soffitto, enormi lampadari tipo balloon, e atmosfera vivace e giovane, con aperitivi consumati in piedi fuori dal locale con bicchiere di vino in mano che dà sempre un certo tono.

Il servizio non è partito benissimo, ma dopo qualche minuto siamo stati "presi in consegna" da un'altra cameriera, vera perla del locale, gentilissima, affabile e molto simpatica.
Tra l'altro affermava di avermi già visto...chissa dove poi..:).

La cena era "all you can eat" a base di pasta, con antipasti misti di salumi e torta salata, un paio di mezze naturali, una bottiglia di Langhe Rosso, la possibilità di degustare otto/nove piatti di pasta e volendo gelati e caffè a chiudere.
Il tutto alla "commovente" cifra di 39€!! E in questi momenti un pò di simpatia Groupon & co riescono anche a provocarla, stuzzicando le corde del portafoglio nel modo adeguato..
Di base questa cena sarebbe costata circa 45€ a persona, quindi almeno per questo giro non possiamo davvero lamentarci.
Abbiamo mangiato discretamente, la qualità non è male ma onestamente non so se valga la pena ritornarci, anche se leggendo alcune recensioni sul web sembra che i prezzi a pranzo e a cena con portate standard siano decisamente competitivi.

Molto buoni i gnocchetti al pesto e pomodorini, le lasagne ai carciofi, le tagliatelle al ragout e i maremmani al pomodoro, enormi ravioli ripieni di ricotta e spinaci.
Più anonimi i tortellini olio e parmigiano, i cannelloni al prosciutto e il tricolore di pasta condita con sugo rosso. Anche gli antipasti erano solo discreti.
Al posto dei caffè abbiamo optato per tre amari e la serata tra una risata e l'altra è scivolata via veloce, dimenticando le disavvenure informatiche e verbali legate al mondo Groupon e ai suoi ristoratori in cerca di notorietà...

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martedì 13 marzo 2012

Quasi Amici: gli "Intoccabili" accendono Parigi

C'è sempre bisogno di vedere un bel film. Un paio d'ore di evasione pura, con la spina staccata e la testa leggermente altrove, evasione temporanea in zona d'alta quota per far galleggiare i pensieri, e riempirsi i polmoni di ossigeno, pronti a tornare nella trincea del quotidiano.

Quasi Amici è un bel film. Un brillante mix tra comicità e messaggio, tra cinismo e sentimento, come spesso il cinema francese riesce a regalare con sorprendente equilibrio.
Una bella e improbabile storia di amicizia, che nasce dal caso e dal contrasto dei due soggetti, che, rispettando il principio dei poli opposti, si attraggono senza consapevolezza nè alternative.

Avrebbe potuto essere un film riflessivo, dal ritmo sincopato, basato su dialoghi profondi e momenti di tensione magari a volte troppo spessa, e invece scorre via veloce, con ritmo quasi incalzante, brioso, sulla sfondo di una bella ma cruda Parigi, ascoltando gli Earth Wind & Fire e Bach, tra una esilarante serata all'opera e una folle corsa in macchina, tra un'improbabile fisioterapia e un tentativo rozzo di seduzione, il tutto sospeso tra dialoghi pungenti sempre conditi di sarcasmo e spirito dissacratorio che scivolano veraci lungo tutto il film.

Si ride quasi in continuazione (poche le pause riflessive), soprattutto grazie ad uno dei due protagonisti, il nero Driss (Omar Sy), personalità debordante, costantemente sopra le righe, grezza e senza freni, ma infondo di buon cuore e in grado di trasformare ed elevare le vita piatta dell'altro ottimo protagonista, il bianco aristocratico Philippe(François Cluzet).

E' chiaro che il film vuole rappresentare in modo schietto e onesto i contrasti tra bianco e nero nel cuore della Francia, tra visione moderna e classica della vita, tra persona con problemi sociali e persona con problemi fisici.
Ma alla fine la spinta trainante di tutto il lavoro è proprio il divertimento messo in scena dal nostro Omar, che riesce da solo a scombussolare ed ordinare nello stesso tempo le vite di tutti i personaggi che ruotano intorno a lui lungo il percorso.

Forse l'unico limite è proprio questo. Tutto troppo "possibile", a volte al limite della "forzatura", quasi troppo bello per essere vero, dubbi sottili a mettere in discussione la veridicità e la bellezza dell'amicizia fra i due protagonisti (per altro il film è ispirato ad una storia vera).

Ad ogni modo siamo usciti soddisfatti e divertiti...ed è l'unica cosa che conta..e come dice ClapsBook..andatelo a vedere!

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lunedì 12 marzo 2012

Lo Sfursat 2006 di Nino Negri: Nebbiolo della Valtellina per iniziare la settimana

Alla ricerca di emozioni, di sensazioni inedite, intime, da ricordare e tenere nel proprio archivio per un pò.
Lasciare che la polvere ricopra la freschezza iniziale, ma senza intaccare il ricordo, senza ridurre l'intensità del primo contatto.
Questo mi piacerebbe trovare in un vino che degusto appositamente. Questo mistero mi piacerebbe invadesse le mie vene mescolandosi nel sangue e forgiando la mia anima a nuova vita, ogni volta come la prima volta.

Ma tutto ciò ha un prezzo, dato dalla costante ricerca di vini in grado di donarsi in questo modo, di soddisfare il binomio corpo-spirito e di rispondere al paradigma "bere per ricordare", e non il triste contrario.
Trovare vini in grado di emozionare nel vero senso della parola non è mestiere facile e necessita di costanza, pazienza, tempo e un pò di fortuna.

E' quindi doveroso e onesto ritornare sulla terra e provare a raccontare due cose sullo Sfursat 2006 di Nino Negri, Nebbiolo (Chiavennasca) di 15,5% facente sempre parte di quella partita di vini non particolarmente esaltante che il simpatico enotecario di Bormio mi ha elegantemente suggerito qualche mese fa.

Il colore non tradisce, è un Nebbiolo a prima vista, granato al punto giusto con già qualche nota aranciata.

Al naso le suggestive illusioni decantate e desiderate nella precedente patetica dichiarazione di intenti purtroppo rimangono languidamente ai box.
Nulla di negativo intendiamoci. Ma sicuramente un classico deja-vu.
Olfatto poco intenso ma soprattutto abbastanza lineare e ordinario, senza nessun richiamo particolare o complessità e ampiezza che spingono le narici a tuffarsi ripetutamente per cercare di svelare qualche passaggio nascosto o meno immediato.
Frutta rossa e note marmellatose, e ancora sentori canonici di vaniglia e tostatura, tipici del barrique (nonostante questo vino faccia anche botte grande) e non particolarmente amati dal sottoscritto. Chiodi di garofano e qualce ricordo di pepe emergono più fini dopo le prime impressioni.

In bocca va molto meglio, fresco ben sostenuto da un'acidità brillante ma non eccessiva, con un tannino di spessore ma già discretamente levigato, un' ottima struttura e un retrogusto piacevolmente amarognolo che accompagnano un finale quasi da competizione.

Da abbinare ad arrosti e brasati, a cacciagione e formaggi ben stagionati, ed in generale con la cucina valtellinese.

Tra i 26€ e i 30€ in enoteca.

Un buon vino senza dubbio ma speravo in qualcosa di più ricercato e profondo.

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domenica 11 marzo 2012

Meat Grillfood: carne alla griglia e "stuzzicherie" a due passi dal Duomo di Milano

Ieri sera, approfittando della disponibilità dei nonni, abbiamo "rilanciato" il sabato sera con abbinata cena-cinema.
Scelto il film comodamente dallo smartpohone, ci siamo recati in zona Duomo nel pomeriggio per comprare in relax i biglietti per il secondo spettacolo serale (cinema Odeon), e, approfittato del tempo a disposizione, abbiamo allungato il passo per un simpatico giretto pre-crepuscolare con l'idea di riscoprire alcuni angoli particolari di Milano, in particolare in zona Brera.
Non ci fosse stata l'idea del cinema, avremmo optato per un aperitito jazz in zona e per una cena d'atmosfera in uno dei tanti locali (osterie, cafè o ristoranti) presenti nei dintorni, ma dopo un ampio giretto a piedi siamo ritornati in centro, in attesa del secondo spettacolo e con il grande dilemma di scegliere un buon posticino per cenare.

Giusto lì vicino, a due passi dal mitico e celebre "Luini Panzerotti", da dicembre ha aperto un ristorante specializzato in carne alla griglia: Meat Grill Food. Lo avevamo notato tempo fa, e ieri sera è stata la giusta occasione per provarlo.
Locale ricercato e moderno, con cucina-grill in vista, tavoli di legno scuro, muri dipinti di rosso, sedie comode e atmosfera rilassante e accogliente.
Scopriamo subito che si tratta dell'ennesima catena di ristoranti, anche in questo caso (come per i noti RossoPomodoro, Piccola Ischia ecc) di origine napoletana, o cosi sembra.
Diversi antipasti interessanti (mozzarella e scamorza, misto salumi, misto di fritti, polpette al sugo) e un'ampia offerta di tagli di carne alla griglia costituiscono l'offerta del menu.
Noi abbiamo optato per un misto di maiale alla brace (filetto, salsiccia, bistecca) e una tagliata di manzo alla rucola, il tutto accompagnato da patate e una bottiglia di Chianti.

La presentazione dei piatti è buona, la carne è servita sulla pietra calda, e le porzioni sono giuste.
Tuttavia la qualità della materia prima è solo discreta, nulla di eccezionale e soprattutto inferiore alle attese tenuto conto delle caratteristiche del locale, che proprio sulla carne punta forte.
Abbiamo chiuso con una pastiera molto buona ma poco tipica, servita in chiave moderna con zucchero a velo, salsina di cioccolato e gocce di lampone.
Carta dei vini molto limitata, buono il pane, e servizio molto cordiale e attento.

Adatto per coppie e per famiglie, tattico in abbinata con il cinema anche per mangiare solo un hamburger, un crostone o qualche stuzzicheria.
In quest'ottica potrebbe essere un posto valido per i pranzi di lavoro.
Dovessi tornarci punterei ad una cena più "sportiva" e con meno pretese.

Conto in linea con altri ristoranti, senza particolari sorprese. Peccato non ci siano i vini al calice o le mezze bottiglie, che permetterebbero di spendere qualcosa meno.

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martedì 6 marzo 2012

La Grola 2008 di Allegrini: "Due passi" tra le colline della Valpolicella aspettando l'estate..

Tra un disco che trasuda polvere americana ad un altro tanto atteso che anticipa un'estate rock molto calda, le mie amate bottiglie di vino hanno sonnecchiato nel mio prestigioso portabottiglie Ikea, un pò distratte nel silenzio notturno della mia cucina, forse un pò gelose ma nemmeno troppo..

Dopo i fasti notturni di lunedì sera, oggi non potevo che dedicarmi all'assaggio di un buon compagno di riflessioni: il
vino appunto...
La Grola 2008 della celebre cantina Allegrini di Fumane in Valpolicella, Veronese IGT fatto con uve Corvina all'80% e Sirah per la rimanente parte.

Bottiglia elegante con etichetta speciale dedicata ai 150 anni della nostra Italia.
Dopo aver apprezzato la profondità del suo colore rubino con qualche riflesso violaceo di gioventù, a contatto col naso colpisce per una vivace intensità ma anche per una discreta ampiezza.
Note di tostatura tipiche da caffè si intrecciano con sottobosco di more e mirtilli, venature di tabacco e le classiche sensazioni legnose tipiche del lungo affinamento in legno.

In bocca è pieno, di corpo ma non eccessivamente spesso. Tannino setoso, di stoffa ma ancora leggermente astringente. Fresco e pronto per un invecchiamento di diversi anni, 10-12 quelli dichiarati.
Bevuta piacevole e appagante, arricchita da un retrogusto dove si ritrovano le spezie incontrate in precedenza, e da un finale molto lungo che lascia soddisfatto il palato.

Un bel vino, austero, corretto e decisamente piacevole, pur senza risultare emozionante in modo particolare.
Da abbinare con roast beef, arrosti, agnello al forno, formaggi stagionati, funghi alla griglia.
Sui 18-20€ in enoteca.

Mi rimangono una bottiglia di Amarone e del famoso La Poja entrambi di Allegrini ancora in letargo ad aspettare il momento giusto...chi vivrà berrà!

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Wrecking Ball: Il nuovo disco di Springsteen presentato al Fnac di Milano

Ieri sera sono stato al Fnac di Milano per la serata dedicata al tanto atteso nuovo disco di Springsteen: Wrecking Ball.

Ore 9:30: le danze si aprono con il video della presentazione del disco a Parigi, e poi si passa all'ascolto in anteprima di quasi tutti i brani con i commenti dei noti e autorevoli Marina Petrillo (giornalista) e Alessandro Portelli (professore universitario), entrambi esperti di poetica e storia "Springstiniana".

Due ore circa di commenti, approfondimenti e spiegazioni filosofiche dei due sui testi e sul significato delle canzoni, e poi giù alle casse, da bravi italiani in anticipo rispetto all'ora di apertura (saltando quindi note e ascolto delle ultime track) ad accaparrarsi ovviamente l'edizione deluxe del cd, oltre ai sempre apprezzati gadget offerti per l'occasione: il poster del disco e un piccolo libretto con tutti i testi e le traduzioni gentilmente offerti da Portelli (chicca).

Dieci anni sono passati dalla mia prima serata di questo tipo! Era il 2002 e alla Feltrinelli di Piazza Piemonte si festeggiava l'evento rock del decennio: The Rising, il primo disco con la EStreet Band dopo quasi 20 anni! Il tempo passa troppo in fretta, e tra serate alla Feltrinelli prima, la festa rock al Rolling Stone per l'uscita di Workin' on a Dream dopo, siamo arrivati a 37 anni a fare ancora mezzanotte suonata per comprare subito Wrecking Ball da Fnac..manco ci fosse il Boss in persona!

Avevo resistito all'ascolto del disco fino a ieri sera, e mi ero lanciato in una mia personale ma credo originale interpretazione delle canzoni simbolo di Wrecking Ball, e tutto sommato le mie sensazioni dopo i primi ascolti non si distaccano poi molto.

Le vere perle di questo lavoro sono le canzoni che già da un pò conoscevamo: Land Of Hope and Dreams e la Title Track, grandi canzoni qui rivestite di carica umana, intensità e arrangiamento che le rendono forse meno potenti ma destinate a durare nel tempo.
Due delle cose migliore fatte da Bruce negli ultimi 10/15 anni, la prima impreziosita dall'assolo di sax del nostro Clarence, la seconda che ricorda il modo di scrivere del Boss anni 70, con meno schemi e vincoli della maggior parte delle sue canzoni attuali, con tromba, accellerazioni e cori che rendono il pezzo quasi epico. Molto americano.

Il singolo è la canzone giusta per aprire l'album e per lanciarlo. Migliore a mio avviso di Workin' On a Dream, e forse anche di Radio Nowhere, meno diretta ma con più sfumature. Potente, un filo ruffiana ma tutto sommato regge bene anche dopo qualche ascolto. Le altre canzoni di rilievo sono sicuramente Shackled And Drawn, pezzo che renderà molto dal vivo grazie al ritmo incalzante e ai cori gospel, e Death to MyHometown, potente e graffiante al punto giusto con trame irlandesi in sottofondo.
Non male ma già sentite la delicata e profonda Jack Of All Trades e Easy Money, sorretta da un buon arrangiamento e da un finale ancora gospel.
Il resto è discreto, tranne This Depression da dimenticare.
E poi ci sono le due bonus, Swallowed Up, la canzone più particolare e complessa del disco e American Land che insieme alle due citate all'inizio è il pezzo migliore, a costituire il triangolo che rimarrà nel tempo a sorreggere il ricordo di questo disco tanto atteso.

Edizione Deluxe molto bella, con un libretto testi splendido (come altri suoi dischi dell'ultima decade) ma frustrante da pazzi per chi vorrebbe solo ascoltarlo senza rimirare inebetito la confezione. Cd sempre a rischio graffi!!:)

Non mi lancio in ulteriori approfondimenti su tematiche sociali, testi e significati del disco. Già molto è stato scritto ovunque.
Wrecking Ball è un buon disco, superiore al precedente e forse anche a Magic. Sicuramente è meglio arrangiato, ci sono più suoni, più libertà nelle canzoni, che suonano più fresche e meno pastose, con la voce di Springsteen finalmente al centro di tutto.

Grazie Bruce, come sempre e per sempre!

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mercoledì 29 febbraio 2012

L'Angolo del Disco: Love, Life, Death and Freedom di John Mellencamp

A luglio dello scorso anno, nella bella cornice del castello di Vigevano, ho visto finalmente John Mellencamp in concerto, sbarcato in Italia per un mini tour di tre date.

La serata è stata molto bella, ed è recensita qui. La conclusione fu che purtroppo abituati ai Live di Springsteen, una performance come quella di John era sembrata un pò tirata via, sia come generosità che come calore e comunicazione verso il pubblico. Troppo freddo e frettoloso nel chiudere. Oltretutto il tour di tre date si è fermato a due, con la seconda serata ancora più corta della prima.

Ma la delusione Live non viaggia in parallelo con le scelte musicali da studio del buon vecchio Cougar, che invece da alcuni anni a questa parte si rivelano molto azzeccate.
Spesso si dice che proprio Springsteen dovrebbe affidarsi a produttori come T-Bone Barnett o Rick Rubin per cercare di valorizzare al massimo il suo suono e il bagaglio country-folk di cui dispone in quantità.
Mellencamp questo lo ha capito da tempo, e proprio con Burnett ha pubblicato due dischi splendidi, Love,Life,Death and Freedom del 2008 e No Better Than This del 2010.

Il primo è in assoluto uno dei miei dieci dischi preferiti, quelli papabili per una fuga su un'isola deserta.
Un album molto introspettivo, maturo, profondo. Un viaggio di 50 minuti attraverso le strade polverose dell'america rurale, camminando chitarra in mano e stivali ai piedi a descrivere gli scenari desolanti che scorrono in bianco e nero davanti agli occhi del rocker.
Un viaggio intimo, senza troppi clamori, a scavare nei ricordi del proprio passato, a riflettere sul tempo che scorre veloce e che porta alla soglia dei 60 anni a fare un bilancio tra successi ed occasioni perse.

Un disco non immediato, da ascoltare con attenzione, scritto da un artista di spessore all'apice della sua maturità e finalmente in grado di afferrare nuovamente la propria ispirazione consumandola lungo 13 pezzi uno più bello dell'altro, intrisi di folk e blues, country e rock, senza dimenticare qualche episodio più pop a stemperare la tensione riflessiva del disco.
Prodotto in modo sapiente con suoni profondi, polverosi, autentici e molto potenti nel messaggio che arriva dritto nell'anima, imprimendosi nella memoria in modo indelebile.

Il pezzo di apertura, Longest Days, consegna nelle nostre mani le chiavi del disco, è magia folk per chi ha voglia di abbandonarsi su un'amaca all'ombra, con la mente che vola quando a 12 anni si correva in bici dietro le ragazzine della propria small town.
My Sweet Love è uno dei pochi momenti leggeri e ballabili, poi una serie notevole di canzoni trascinanti e taglienti, calde e rabbiose, ma senza mai alzare i toni: If I die sudden, Troubled land, John Cockers e Don't need this body.
Il resto lo scoprirete se avrete voglia di fare questa esperienza e di seguire il suggerimento del vostro
Martux, magari sedendovi su una sedia all'angolo buio del Bar, vicino al vecchio Juke Box, ad ascoltare Mean, vero gioiello del disco, con un mano un bicchiere di elegante Nebbiolo.

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domenica 26 febbraio 2012

Tempo di Vacanze: Il Conero, un angolo di paradiso sul Mare Adriatico

L'estate 2010 come sanno bene gli sfortunati che mi frequentano mi è rimasta particolarmente impressa. Anno particolarmente vivace al lavoro, prima vera vacanza di mare con la "piccola Martux", e finalmente dopo tanti anni che ne sentivamo parlare decidemmo di trascorrere le classiche due settimane di agosto nel Conero, fazzoletto di mare in terra marchigiana a sud di Ancona.

Per chi non conosce la zona le sorprese sono tante. Il Conero da solo vale il prezzo del biglietto: mare molto bello, quasi caraibico nonostante siamo sul mar Adriatico (bandiera blu per Sirolo), monte Conero a dominare il panorama dalla spiaggia, eno-gastronomia di qualità, paesini bellissimi da visitare (Numana e Sirolo), località e spiagge non troppo affollate dai turisti e rapporto qualità-prezzo difficilmente eguagliabile.

Inoltre è possibile considerare il Conero come "base logistica" per estendere la vacanza anche all'arte, alla storia, alle tradizioni regionali. E' infatti possibile con tratti piuttosto brevi raggiungere una serie di borghi e comuni di rara bellezza e interesse storico, mete ideali per arricchire il proprio bagaglio di esperienza di viaggiatore curioso, sempre alla ricerca di qualche segreto o chicca da raccontare e condividere.

Ma andiamo con ordine:

Le spiagge: si passa da quelle attrezzate e abbastanza grandi come Numana Alta (Spiaggiola), Numana Bassa, Mercelli e Urbani, di sabbia e sassi, con giochi per bambini, noleggio pedalò, canoe ecc e Bar che sfornano pizze e focacce tipiche.
Meno commerciali e più selvagge le spiagge dei Sassi neri da raggiungere a piedi attraverso il parco giochi di Sirolo, di MezzaValle, PortoNovo, San Michele e la nota spiaggia delle due Sorelle raggiungibile comodamente in gommone o in barca tramite gita organizzata.

Cibo e Vino: conoscete le olive ascolane? La crema fritta? Assaggiato qualche salume del posto? Credo che tutti i palati possano essere soddisfatti, tenendo conto che la cucina è un ottimo mix di e terra e mare.
Per gli amanti del vino abbiamo un'ottima DOC a base Montepulciano, il Rosso Conero da degustare nelle suggestive tenute a pochi chilometri dal mare (le Terrazze e Moroder per citarne due).

Citta storiche: il borgo medioevale di Offagna, l'atmosfera mistica di Loreto con la sua madonna nera, CastelFidardo con le sue fisarmoniche, Recanati con la casa del Leopardi, Camerano con la sua città sotterranea, sono piccoli gioielli di storia e architettura antica, dove è ancora possibile fare due passi all'interno delle mura medioevali respirando un’atmosfera intrisa del nobile e misterioso passato del nostro paese.

Montagna: stanchi della solita vita di mare? Prendete la macchina e salite fino al parcheggio a più di 500 metri sul monte Conero. Da li, oltre a trovare un agriturismo paradisiaco, immerso nel verde e nel silenzio con vista panoramica esclusiva (meta ideale per una fuga d'amore o una vacanza all'insegna del relax totale), avrete la possibilità di fare delle belle escursioni nei boschi più o meno impegnative, fino ad arrivare a dominare la costa adriatica con gli occhi da alcuni punti panoramici a strapiombo sul mare tipo quello sulla spiaggia di Portonovo…impagabile!

E se avete ancora qualche dubbio fatevi una passeggiata a Numana o Sirolo, magari verso le sei e mezza di sera, andando a curiosare nelle anguste viette, fatte di ciotoli, casette in pietra, squarci di colline e mare ovunque.
Non mancherete di trovare qualche gelateria artigianale da provare dopo cena, scoprire le leccornie prima citate in qualche negozio di eno-gastronomia, fare un giro nel verde parco di Sirolo oppure dedicarvi ad uno dei vostri sport ideali: aperitivo con vista mare e cena di pesce lungo mare. Che idillio!

Se volete qualche info in più scrivetemi pure. Qui non aggiungo altro...anche se non sono convinto di aver detto veramente tutto...:(

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L'anima eterna di Jeff Buckley: Forget Her....and don't forget him

Ieri sera, sulla via del ritorno verso casa, ascoltavo in macchina la radio, quando ad un certo punto è partita una canzone che non conoscevo ma cantata da una voce familiare.
Una voce bianca, vibrante, diretta alle corde dell'anima, cristallina e di grande potenza che si snoda emozionante in un pezzo dal sapore blues, molto notturno ed evocativo.

Semaforo rosso. Accendo Internet sullo smartphone, un tocco di SoundHound e la copertina di Grace del grande Jeff Buckley si materializza davanti a me. Una outtake che non conoscevo, Forget Her, contenuta solo nelle versioni postume del suo primo e unico disco.
Una sorpresa dal passato, cantata come sempre con la consueta sofferenza e disperazione, timbro unico di Jeff, perla assoluta ad arricchire un disco bellissimo.
Scopro navigando che doveva essere addirittura il primo singolo, ma che lo stesso Jeff l'aveva scartata forse per motivi personali, visto che era dedicata alla sua ex-ragazza.

Per chi non conoscesse il disco consiglio l'acquisto, approfittando anche del fatto che si trova sempre in versione "special price".

Qui sotto Forget Her. Buon ascolto!

sabato 25 febbraio 2012

Alla "Piccola Ischia": Pizza e specialità Napoletane a Milano

Ci sono fondamentalmente due categorie di appassionati di Pizza. Quelli che la amano super sottile, che io chiamo alla "Milanese" ma che in realtà è uno standard di tante località italiane, oppure quelli che la preferiscono alla "napoletana", con la pasta un pò crudina sui bordi, sempre piuttosto soffici e alti, a volte anche ripieni. Inutile dire che io sono per la seconda tipologia, più sfidante, voluttuosa, sexi nelle sue forme e goduriosa nell'incontro con il proprio palato.
Ovviamente adoro anche la "pizza al trancio", quella alta, che possiamo anche considerare un'altra pietanza rispetto alla pizza classica.

A Milano, negli ultimi 10/15 anni sono nate una serie di pizzerie (quasi tutte catene) che millantano di essere specialisti e degni rappresentanti della tradizione Napoletana, che in tema di pizza è un must riconosciuto in tutto lo stivale.
Amando alla follia la Pizza e considerandola una delle più grandi invenzioni della cucina italiana, non potevo ovviamente dispensarmi dal provare più o meno tutti questi "famosi" alfieri della tradizione.

Ieri sera, tristemente privi del nostro simpatico e loquace Sindacalista Informatico, io e il Notaio ci siamo confrontati su temi sociali e crisi economica alla Piccola Ischia, simpatica e affollata pizzeria (catena anche questa) in Viale Umbria 60.
Locale pittoresco, molto in stile marinaresco, con muri dipinti di bianco, azzurro e di paesaggi del
Golfo, nel tentativo di ricreare l'atmosfera originale, con tanto di balconcino sospeso arricchito dalla presenza di un vecchietto che si beve un caffè.

L'offerta di piatti napoletani è vasta, dai classici fritti misti (crocchette, zeppole, pizza fritta, fiori, mozzarella, scamorza ecc), ai panini al forno fino alle bruschette. Noi siamo passati subito alla pizza, che è servita in tre formati diversi: piccola, media e grande. Sbagliando, abbiamo optato per il formato grande, che necessita di circa 6 ore per un'adeguata digestione. Sicuramente molto buona, dalla pasta agli ingredienti di base. Senza dubbio il commento di un vero napoletano sarebbe più autorevole, ma devo dire che a me è sembrata rispondere bene alle aspettative. Una Weizen, Una MacFarland, un caffe, un sorbetto e due grappe e si arriva sereni ai 34€. Ma ormai non ci facciamo più caso..

Almeno una volta vale la pena provare, anche se sicuramente i piatti preparati meritano anche più di un assaggio. C'è da dire che il locale è piccolo, affollato e rumoroso, un pò fastidioso per chi vuole scambiare due chiacchiere in tranquillità.
A dispetto della
tradizione partenopea ci sono una specie di entraîneuse cinese e un omino misterioso che girano tra i tavoli, i camerieri non sono sicuramente il massimo della cortesia e portano lo scontrino al tavolo in anticipo...ma passiamoci sopra.

Per chi ama questo tipo di Pizza, oltre alla catena Piccola Ischia consiglio:

Pizzeria La Taverna
Via Francesco Anzani, 3 20135 Milano
02 59900793
Il Pomodorino
www.ilpomodorino.net
Io ho provato Viale Friuli, Via Solari e Via Morosini e sono OK.
Pizzeria La Cuccuma
Via giovanni pacini, 26 20131 - Milano (MI)
tel: 02.2664945

Voi che pizza preferite? Siete stati già in questi locali o ne conoscete altri da suggerirmi?

Buona Pizzata!

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