Ancora immerso nei profumi dell'orgia enoica di settimana scorsa al Vinitaly di Verona, questa sera riprendo le mie meditazioni filosofiche serali ancora davanti ad un bicchiere di vino pugliese, giusto per restare negli ideali dintorni di quella calda e generosa terra.
In genere acquisto i miei vini direttamente in cantina (quando non me li regalano), ma a volte capita di fare qualche eccezione, soprattutto quando la distanza diventa impegnativa come in questo caso.
Visto che il colore rosso dominava tra le mie "riserve" ho pensato bene di acquistare un paio di bianchi del Nord e un classico e sempre importante Five Roses di Leone De Castris, uno dei vini rosè più famosi dello stivale (da uve Negroamaro e Malvasia Nera).
Colore splendido, un intenso rosa cerasuolo limpido e pulito preannunciano un assaggio quando meno rinfrescante.
Vino giovane e vivace già dalle prime note, anche se non svela subito le sue potenzialità.
Lo si gira un pò languidamente nel bicchiere, e gli si lascia il tempo di dialogare meglio con il vetro che lo contiene...
Fragoline di bosco, ribes rossi e note di rosa sono i profumi più intensi, che viaggiano all'unisono con sensazioni più minerali in sottofondo.
In bocca è grasso, avvolgente, di gran corpo per un rosato. Spalla acida molto netta, che dona grande freschezza ma forse anche un leggero squilibrio che passerà penso con i mesi.
Finale gradevole ma forse troppo amaragnolo, che rimane a lungo nel palato.
Vino tecnicamente indiscutibile anche se forse ancora "troppo" giovane nonostante sia un rosato. Non riesce al momento ad emozionarmi più di tanto, complice un ricordo ben più romantico di un Five Roses bevuto in una delle tante serate Onav..mi era sembrato ai tempi strepitoso e superiore, ma non ricordo l'annata.
Da abbinare, come consigliato dallo stesso produttore, con risotti, piatti a base di pesce e carni bianchi. Da provare anche con il sushi o durante un aperitivo.
8,90€ all'Esselunga.
A te logo


Laigueglia





Si sale e si può ammirare il paese dall'alto, che ben figura, grazie alla sua struttura ordinata, ai suoi tetti ben mantenuti e alla presenza di qualche chiesa che arricchisce la visuale (












L'offerta di piatti napoletani è vasta, dai classici fritti misti (crocchette, zeppole, pizza fritta, fiori, mozzarella, scamorza ecc), ai panini al forno fino alle bruschette. Noi siamo passati subito alla pizza, che è servita in tre formati diversi: piccola, media e grande. Sbagliando, abbiamo optato per il formato grande, che necessita di circa 6 ore per un'adeguata digestione. Sicuramente molto buona, dalla pasta agli ingredienti di base. Senza dubbio il commento di un vero napoletano sarebbe più autorevole, ma devo dire che a me è sembrata rispondere bene alle aspettative. Una Weizen, Una MacFarland, un caffe, un sorbetto e due grappe e si arriva sereni ai 34€. Ma ormai non ci facciamo più caso..
Per chi ama questo tipo di Pizza, oltre alla catena Piccola Ischia consiglio: